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’N antro monno

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C'è proprio 'n gran casino su ner Celo.

Pietro ha serato subbito er portone

'ndove passeno solo li beati,

perchè 'n gran delinquente vò entrà a forza

co 'na schiera de dodici dannati.

Er santo ha convocato i cherubini, l'arcangeli,

le mejo potestà e strilla come 'n matto,

"Satanasso, mortè, ce vò fa' fessi co l'ajuto

de santa madre chiesa e cor trionfo

'n tera de uno de li sua, pretenne

de pijasse er Paradiso e chi ce parla

mò cor Padreterno?".

"A Piè, ma nun lo sai che sò onniscente,

che già sapevo de sto gran bordello

prima che ce pensasse quer bojaccia

cor sostegno dei peggio cravattari?

Sera la porta e poi butta la chiave.

Li bboni l'acchiappamo co 'na corda

che ciò anniscosta da l'eternità,

da quanno sortì er dubbio che i cattivi

se vonno acchiappà questo Paradiso

come si su la tera l'avessero diviso".

 Emanuele Di Marco - 24/08/2015 21:51:00 [ leggi altri commenti di Emanuele Di Marco » ]

penso che lassù si stanno semplicemente facendo quattro risate delle nostre povertà. cosa che non ci esenta dall’occuparcene qui in terra, ovviamente.
uso del romanesco davvero misurato ed elegante. complimenti.

 Maria Musik - 23/08/2015 10:40:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Dal Belli a Trilussa cambia lo stile ma non il contenuto nè il massaggio.
Complimenti per il bel vernacolo.

 Sara Cristofori - 23/08/2015 07:45:00 [ leggi altri commenti di Sara Cristofori » ]

satira acuita dal delizioso vernacolo romanesco... speriamo davvero che almeno ci pensi il Padreterno visto che qui non ci pensa nessuno...

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